06.06.2009
Kabul la città che non c'è - Pino Scaccia, Giorgio Pegoli - Andrea Livi Editore Testimoni
Con Giorgio Pegoli ci siamo incrociati ad Abu Dhabi. Stavo sull'aereo militare a sonnecÂchiare, in attesa di tornare in Italia. Un mese di Kabul mi aveva distrutto. Lui invece era pronto ad imbarcarsi per l'Afghanistan. Ancora carico di adrenalina: considerava, giustamente, esaltante tornare in una terra che aveva già visto, sotto i talebani. Non abbiamo dunque visitato Kabul insieme, ma - ne ero certo - l'abbiamo sicuÂramente vista con gli stessi occhi.
Ricordo una sera a Zagabria, una decina d'anni fa. Arriva Pegoli. Ci abbracciamo. Poche parole: ci capiamo al volo, a parte l'amicizia facciamo parte della stessa banda di "pazzi". Lo metto in guarÂdia: di guerre nei hai viste tante ma questa è la più pericolosa di tutte perché forse è la più sporÂca. È sporca perché c'è troppo odio. Giorgio è un professionista, esce in strada, toglie dall'auto tutte le targhette che lo identificano come fotoÂreporter. Gli dico bravo, hai capito. E gli regalo una t-shirt che andava di moda fra noi inviati: "Don't shoot, press". I giornalisti come bersaglio (non era mai successo). Abbiamo tutti indosso quella maglietta per esorcizzare la paura. Lui mi scatta una foto, per ricordo e scopro poi con emoÂzione che l'ha inserita nel suo album di guerra. Forse perché quell'incontro è stato sintomatico: prima di viverle, le guerre bisogna capirle.
Nei giorni seguenti, lui gira per i paesini devaÂstati dalle bombe, facciamo gli stessi giri ma non ci incontriamo. Ma c'è una sorta di appuntamenÂto silenzioso ogni sera a Zagabria: insomma, la verifica che ci siamo ancora.
Ho nuovamente incontrato, anni dopo, Giorgio Pegoli nella valle del Don, in Russia e Ucraina, alla ricerca di verità su una guerra che non c'è più, una guerra lontana cinquant'anni. Segno che nesÂsuno di noi è o si sente un eroe, non va in caccia di bombe e di cecchini ma semplicemente di testiÂmonianze. E quante ne ha da raccontare questo grande fotografo marchigiano. Ha cominciato nel '78 nella Germania orientale ma soprattutto non si è perso un avvenimento dall'86 ad oggi: dall'AÂmerica Latina al Libano, dal Golfo alla ex JugoÂslavia. Dove c'era da raccontare, c'era Pegoli. Un tipo quasi taciturno ma capace di cogliere attimi che servono appunto di monito.
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PINO SCACCIA
Inviato speciale del Tgl Rai. Ha seguito i più importanti avvenimenti nazionali e internazionali degli - ultimi vent'anni: dal disastro di Chernobyl al golpe in Russia, dai grandi delitti di mafia al terroriÂsmo.
È stato presente in tutti i conflitti contempoÂranei. La guerra del Golfo, prima in Arabia Saudita, poi a lungo in Kuwait. La lunga guerÂra dei Balcani, che ha vissuto per mesi sia da parte croata che da parte serba. La rivoluzioÂne seguita al crollo dell'Unione Sovietica, con parficolare, attenzione alla guerra in Nagorno Karabach. Ancora in Albania per la rivolta delle piramidi e poi in Kosovo. Fino agli attenÂtati dell'1 1 settembre che ha seguito prima a New York e poi a Kabul.
Vincitore del premio "cronista dell'anno" per lo scoop sulla liberazione di Farouk Kassam, del premio speciale Ilaria Alpi per i reportages dal fronte e.del premio Hemingway per le corÂrispondenze da inviato. È consulente della commissione parlamentare antimafia e docente -alla Protezione Civile.
'Ha già pubblicato Armir, sulle tracce di un esercito perduto, 1992 e Sequestro di persoÂna, 2000.
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